Africa – Si terrà a Lusaka, in Zambia, l’Indaba per creare un sistema educativo che risponda alle esigenze di genere

Dal 17 al 19 maggio 2023, la Bakhita Partnership for Education (BPE) convocherà a Lusaka, in Zambia, un'Indaba intitolata "Keep-the-Girls in School" ("Tenere le ragazze a scuola") per valutare le condizioni dell'istruzione femminile in Africa dopo le chiusure scolastiche senza precedenti causate dal COVID-19.

Durante la conferenza si discuterà delle azioni da intraprendere per promuovere in Africa lo sviluppo di sistemi educativi che rispondano alle esigenze di genere e di azioni mirate per garantire alle ragazze la continuità dell'apprendimento, la permanenza a scuola e la trasformazione dell'istruzione per affrontare le sfide e le possibilità offerte dal nostro tempo. Questo convegno è stato concepito appositamente per i funzionari e gli operatori del settore dell'istruzione, compresi coloro che sono direttamente coinvolti nella progettazione e nell'attuazione di sistemi educativi che rispondano alle esigenze di genere.

Cos'è il Gruppo di lavoro Bakhita per l'educazione (BPE)

Nell'ottobre 2020 la Rete dei gesuiti per la giustizia e l'ecologia in Africa (JENA) ha lanciato il Sodalizio Bakhita nel settore educativo come piattaforma di collaborazione tra alcuni operatori della Chiesa cattolica nel campo dell'istruzione per tutelare il diritto delle bambine a un'istruzione di qualità durante la COVID-19 e anche oltre.

Per rispondere all'invito di Papa Francesco rivolto alla Chiesa affinché promuova una leadership per la costruzione di un mondo più sano e più giusto dopo il COVID-19, il Partenariato Bakhita per l'Educazione (BPE) sta lavorando con i suoi partner e con vari operatori per la necessaria trasformazione delle istituzioni, delle menti e dei cuori per costruire un mondo che si preoccupi del benessere delle ragazze. La BPE ha compreso le indicazioni di Papa Francesco, secondo cui la pandemia COVID-19 può essere considerata la crisi più importante di questa generazione, dalla quale possiamo uscire in meglio o in peggio. Il COVID-19 ha messo a nudo le disuguaglianze e le ingiustizie che minacciano il benessere, la sicurezza e la vita delle persone e ha inasprito un insieme interconnesso di crisi - sanitarie, economiche, ecologiche, politiche, sociali - che colpiscono in modo sproporzionato i poveri e i più vulnerabili. Il BPE risponde alla crisi delle bambine come a una crisi correlata e facente parte di un insieme di crisi multiple e interconnesse che devono essere affrontate se intendiamo davvero dare vita a un mondo più sano e più giusto.

Il BPE ha attualmente programmi pilota in Kenya, Uganda e Zambia, dove il partenariato è costituito dalla Rete dei Gesuiti per la Giustizia e l'Ecologia in Africa (JENA), dall'Associazione dei Religiosi dell'Uganda (ARU), dall'Associazione delle Sorelle del Kenya (AOSK) e dall'Associazione delle Sorelle dello Zambia (ZAS). Il progetto BPE si articola su tre linee d'azione:

a) Sostegno alle politiche basato sulla generazione e sull'uso di dati, ricerche e testimonianze per informare le politiche pubbliche su sistemi educativi che rispondano alle esigenze di genere e sulla trasformazione dell'istruzione.

b) Azioni, advocacy e iniziative di comunicazione per garantire il ritorno a scuola delle ragazze che hanno lasciato la scuola, promuovendo la continuità dell'apprendimento e i sodalizi per il miglioramento dell'istruzione delle ragazze.

c) Azioni a livello nazionale, comunitario e scolastico per promuovere scuole sicure e un'educazione e formazione globale che dia potere, per prevenire un aumento delle disuguaglianze di genere nell'istruzione.

Grazie al BPE, i gesuiti, le suore cattoliche e i loro collaboratori, che possiedono una vasta rete di scuole in tutti i Paesi africani, mettono a frutto la loro lunga esperienza nel campo dell'istruzione promuovendo percorsi migliori per l'educazione e la formazione integrale e suggerendo risposte politiche alla crisi dell'istruzione in Africa.

Perché BPE?

Quella del COVID-19 è stata la pandemia che ha causato la più grande interruzione dell'istruzione della storia. Al culmine della pandemia di COVID-19, i governi di tutto il mondo hanno chiuso temporaneamente le scuole e altri spazi di studio per contenere la diffusione del virus. L'interruzione dell'istruzione ha avuto gravi conseguenze. Oltre all'impatto sull'apprendimento, l'interruzione senza precedenti causata dalla pandemia COVID-19 ha rappresentato una minaccia immediata e a lungo termine per l'uguaglianza di genere e con effetti dannosi legati al benessere e alla protezione delle ragazze in settori quali l'istruzione, la salute e il benessere. Questo sconvolgimento senza precedenti dell'istruzione sembra aver già iniziato a far regredire i progressi sostanziali ottenuti negli ultimi decenni nel campo dell'istruzione femminile, con effetti più ampi, immediati e a lungo termine, sul raggiungimento degli Obiettivi per lo sviluppo sostenibile, compresi quelli relativi alla riduzione della povertà, alla salute e al benessere, all'istruzione inclusiva di qualità e all'uguaglianza di genere. La chiusura delle scuole causata dal COVID ha colpito soprattutto i più emarginati, tra cui le ragazze con disabilità, quelle che vivono in contesti di conflitto, le comunità remote e rurali e quelle che appartengono al livello più povero, che si trovano ad affrontare ulteriori limitazioni nella loro capacità di soddisfare il diritto all'istruzione, alla salute e alla protezione, tra gli altri diritti.

Il COVID-19 era una situazione di emergenza. Come in altre parti del mondo, anche i governi africani sono stati colti di sorpresa di fronte al COVID-19. Sembra che nelle risposte dei governi all'emergenza COVID-19, in generale e in materia di istruzione, la priorità sia stata la rapidità, piuttosto che l'equità nell'accesso e nei risultati, nel portare su scala i soccorsi e le altre soluzioni. Le prime risposte al COVID-19 sembrerebbero essere state sviluppate con poca analisi di genere e attenzione agli aspetti inclusivi. Le ragazze sono state colpite dalla crisi del COVID-19 in modo sproporzionato rispetto ai loro compagni maschi, soprattutto se provenienti da famiglie a basso reddito, comunità remote e insediamenti urbani informali densamente popolati. A causa della chiusura delle scuole provocata dal COVID, un numero elevato di ragazze non ha potuto continuare a studiare, con conseguente perdita di apprendimento.

La fonte di ispirazione di Bakhita

Il BPE si ispira a Santa Giuseppina Bakhita, una santa africana le cui sofferenze iniziali rappresentano ciò che molte ragazze in Africa stanno vivendo oggi. La sua storia di liberazione infonde speranza a molte ragazze africane che aspirano alla libertà, sia esteriore che interiore. Santa Giuseppina, chiamata affettuosamente Bakhita ("fortunata"), è nata nella regione meridionale del Sudan, il Darfur. Rapita da bambina e venduta come schiava, lavorò in Italia come bambinaia per una famiglia benestante. È in questo periodo che viene introdotta alla religione formale e conosce le Figlie della Carità di Canossa, o Suore Canossiane. La libertà le fu restituita e, per sua libera scelta, entrò nel convento delle Suore Canossiane a Schio, in Italia.

Per maggiori informazioni, visitate il Bakhita Partnership for Education (BPE) {WEBSITE}

Fonte : jesuits.africa

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Pubblicato da SJES ROME - Coordinatore delle comunicazioni in SJES-ROME
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